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OPINIONE – Starfield: il gioco di una generazione

Quasi non ci credo. L’attesissima nuova IP di Bethesda, è finalmente realtà. Molto più di un Elder Scrolls fra le stelle, questa è la massima espressione di tutto ciò che Bethesda ha realizzato nell’ultimo quarto di secolo. Un lavoro mastodontico, rifinito sotto OGNI punto di vista: concettuale, tecnico e produttivo. Questo pezzo di opinione non contiene spoiler, e al contempo cercherà di toccare tutti i punti del gioco: siccome sono tantissimi, preparatevi a un bel viaggio, quindi rilassatevi e godetevelo.

Starfield è l’RPG spaziale che ho sempre sognato, creato dalle mani sapienti di Todd Howard e del suo team, che sono riusciti a distillare l’essenza dell’esplorazione spaziale e incapsularla in una esperienza ruolistica familiare ai fan dei prodotti Bethesda, ma al conntempo elevandola all’ennesima potenza. Non chiamatelo “Skyrim nello spazio”, sarebbe quasi banale e riduttivo: qui siamo davvero dinanzi a un lavoro colossale, nato per lasciare un segno indelebile. 

Memore della sequenza di apertura a bordo del carretto verso Helgen, stavolta la nostra avventura, parte nel vano di un ascensore, in discesa verso le viscere di un pianeta. Vestendo i panni di un minatore, incaricato di estrarre risorse sepolte in questa miniera, troveremo un misterioso artefatto che, con un semplice tocco, ci mostrerà le profondità dello spazio, in un viaggio mentale interstellare che solleverà una serie enorme di domande. Una volta terminata questa visione, conosceremo i membri di “Constellation”, una alleanza di esploratori spaziali volta a svelare i misteri che avvolgono l’universo e, a bordo della navicella spaziale Frontier, faremo nostra questa causa e ci proietteremo fra le stelle in cerca di risposte, e, ovviamente, di avventure.  

Non appena approderemo nella schermata di creazione del personaggio, avremo subito scelte importanti da fare, oltre a quelle estetiche: dovremo decidere le nostre abilità di partenza, il nostro background e i tratti opzionali che ci garantiranno dei bonus e alcuni malus. Solo qui, ci ho messo 20 minuti a decidere cosa scegliere dell’ampia selezione di opzioni possibili, ognuna adatta a diverse tipologie di approccio. Per vostra info, il Capitano Runewalker di Starfield è un Cyberpirata ricercato, dotato di grande abilità nel furto e nella persuasione dei propri interlocutori, sfruttando talvolta la dialettica, talvolta i calibri pesanti.  

Finita l’introduzione e creato il nostro avatar, potremo scegliere, come sempre se spolpare la main story o darci alla vita dell’esploratore interstellare in assoluta libertà: la nave Frontier ci garantirà grande indipendenza di spostamento fin dalle prime battute e potremo esplorare pianeti e raggiungere vari sistemi solari, in cerca di avventure, ma soprattutto di crediti, che sono la valuta corrente in Starfield.

 Per quanto concerne l’esplorazione, prima di poter atterrare sui pianeti per la prima volta dovremo avvicinarci, scansionarli per scoprirne risorse e punti di interesse, e una volta fatto ciò avremo la possibilità di muoverci rapidamente fra tutti i mondi esplorati, saltando fra sistemi solari diversi grazie ai salti interstellari: considerata la vastità dell’universo di gioco, il sistema è organizzato in maniera semplice e immediata per non essere troppo cervellotica. Per raggiungere pianeti facenti parti di sistemi lontani, tuttavia, la nave dovrà essere sufficientemente potente da poterli raggiungere, altrimenti saremo costretti a fare tappe intermedie in modalità manuale oppure potenziare la nave presso gli spazioporti.  I pianeti sui quali atterreremo talvolta ospiteranno avamposti umani, strutture naturali ma anche flora, fauna e risorse che potremo analizzare e raccogliere con il nostro scanner, e che saranno la base del vasto sistema di crafting che avremo a disposizione. Una volta completate le attività di esplorazione, potremo riscattare dei crediti extra che saranno vitali per la progressione. Sui pianeti inoltre potremo anche creare degli avamposti che estrarranno risorse dal pianeta per noi e potremo assegnare alla supervisione dei companion, per ottimizzare le attività produttive. 

A tal proposito: i compagni che troveremo nella nostra avventura saranno parecchi, ognuno dei quali avrà la sua personalità, la sua storia, e i suoi bonus: perchè oltre a essere, appunto, preziose risorse umane sia negli avamposti che a bordo della nostra nave. potranno seguirci sul campo, combattendo con noi o interagendo in nostra vece nei dialoghi che faremo con vari NPC del gioco. Potranno esprimere accordo o disappunto in merito alle nostre azioni o ai nostri pensieri, sbloccando retroscena inaspettati, abbandonandoci persino, o dandoci la possibilità di accedere alle romance, le love story tanto amate dalla fanbase più accanita dei titoli ruolistici. Fantastico inoltre il sistema di dialettica che ci permetterà di evitare scontri, accedere a nuove storyline o anche solo ottenere il massimo beneficio possibile durante i dialoghi. 

In termini di esperienza di gioco, Starfield fa DI TUTTO per farci sentire piccoli, piccolissimi davanti all’immensità del cosmo, non solo in termini di “spazi esplorabili” ma soprattutto grazie  alla vastità di attività possibili, fruibili sia in modalità sandbox e facendo quindi quello che più ci va in free roaming, sia seguendo quest primarie, secondarie e attività di contorno: il livellamento si attesta a un ritmo gradevole, ma si percepisce come Todd Howard e soci abbiano relegato il “grinding” a un ruolo non ottimare per il leveling, dando maggiori ricompense in termini di progressioni alle missioni della trama principale e alle sidequest. Durante le mie prime 50 ore di gioco, comunque, Starfield è riuscito a farmi ambientare poco per volta, in maniera graduale ma solida, quasi accompagnandomi attraverso le sue numerose sfaccettature e meccaniche, e rendendo naturali anche a quelle sulle quali nutrivo più perplessità. 

Il combattimento a bordo dell’astronave è stata una di queste. Sebbene guidare nel vuoto diverse tipologie di navi abbia un feeling ogni volta diverso e i sistemi di distribuzione delle performance in tempo reale della nostra nave cambino radicalmente l’approccio, il gioco  riesce a farci a sentire a nostro agio, con una curva di apprendimento gradevole. Mi è capitato diverse volte di essere assalito dai pirati spaziali della frotta cremisi, una delle fazioni del gioco, e benché all’inizio avessi qualche difficoltà, con il progredire delle ore si possono padroneggiare tutti i sistemi con serenità, dal movimento allo shooting, effettuando manovre elusive. In tempo breve è diventato talmente divertente che il mio obiettivo ora è quello di arrembare le navi pirata nemiche, sbarazzarmi dell’equipaggio e appropriarmi della loro nave e della loro refurtiva, andando ad ampliare la mia flotta di navi a discapito della Flotta Cremisi.  

Stesso discorso per la creazione degli avamposti sui pianeti; dimenticatevi l’housing che funge solo come “punto di stoccaggio” per i materiali, armi e armature, tutti ammassate in forzieri: ora creare un avamposto richiederà pianificazione delle risorse, gestione dell’energia disponibile e la realizzazione di una catena di estrazione di materiali che sarà fondamentale, sia per la ricerca di nuove tecnologie, sia per il potenziamento dell’equipaggiamento difensivo e offensivo del nostro personaggio. La nuova visuale dall’alto infine rende estremamente godibile ed efficace il posizionamento delle strutture energetiche, estrattive e di stoccaggio, semplificando il tutto e rendendo davvero godibile la colonizzazione dei pianeti, anziché una “cosa frustrante da fare” perché la telecamera ogni 3×2 impazzisce. Finalmente un NETTO passo avanti in tal senso: i fan dell’housing nei videogiochi avranno di che costruire. 

Altro aspetto fondamentale sul quale si sono fatti enormi miglioramenti è lo shooting e il feeling delle armi. Calcolando che il 95% delle armi che userete saranno balistiche o energetiche, ho goduto come un riccio nel vedere ogni dettaglio di ciascuna di esse, tanto da girare con tonnellate di fucili e pistole appresso per provarle sul campo: le skin realizzate con moltissimi dettagli, il feeling e il rinculo, diversi per ogni arma a seconda del calibro e della presenza o assenza della gravità, una quantità di modificatori installabili a dir poco impressionante (dove compensatori, mirini e silenziatori altereranno feeling e performance dell’arma stessa), armi corpo a corpo che renderanno croccante l’esperienza agli amanti degli assassini in modalità stealth… insomma, in Starfield nulla è stato lasciato al caso anche per il combat system. 

Prima di passare al comparto tecnico e alle considerazioni finali, un plauso va all’albero delle abilità. Non basterà livellare per potersi specializzare in determinati talenti, ma sarà necessario compiere una serie di azioni inerenti l’albero in questione, nell’ordine giusto. Volete eccellere nella persuasione verbale? Dovrete vincere 5 sfide dialettiche per poter sbloccare il secondo dei 4 gradi dell’abilità. Rubare con più chance di successo? Fare 10 borseggi per il grado 2. Padronanza delle pistole? 25 kill. E così via.  Addio quindi alla solita rincorsa al grinding di XP senza senso ( o fare attività all’infinito per alzare il livello della skill) per poi riversare millemila punti in un unico albero dei talenti, azzerando il senso di progressione. Finalmente qualcosa di davvero appagante e ben strutturato. 

Veniamo al comparto tecnico e partiamo con una premessa. L’ho giocato su un PC con una configurazione medio/alta, un portatile di qualche anno fa con un setup più modesto, e anche su serie X e serie S. Sul PC più performante è semplicemente magnifico, con ampio margine di personalizzazione, e anche il PC portatile se l’è cavata egregiamente, nonostante non sia affatto una macchina recente.

Il framerate che solo su PC può raggiungere e superare i 60 frame per secondo rende sicuramente fluida l’esperienza nelle fasi squisitamente action, durante lo shooting sui pianeti e alla guida dell’astronave durante i combattimenti spaziali. Su console invece, sia Serie X che S si comportano in maniera fantastica: considerando la scala di questa produzione, i 30fps sono solidi e rendono fruibile l’universo di Starfield senza sacrificarne l’immersività, che è parte fondamentale dell’esperienza… perché ok, si spara, ma Starfield non è uno shooter. Poi è chiaro che i 60fps avrebbero avuto un altro impatto su console, ma per il volume colossale di risorse che starfield esige, sulle console domestiche ritengo sia stato fatto un lavoro squisito. Per motivi logistici, infatti, ho trascorso la META’ delle ore passate in fase di review su Serie S, e benché lo stacco con il PC più potente sia percepibile anche a un occhio inesperto, mi sono abituato facilmente ai 30 frame che non mostrano mai il fianco nemmeno sulla piccolina di casa Xbox, quindi me lo sono sparato sul televisore in salotto per una ventina di ore senza alcun problema. QUESTA si chiama OTTIMIZZAZIONE, tenete segnato per gli anni a venire.  

L’intelligenza artificiale dei nemici che affronteremo, sia nel dogfighting fra le navi che negli scontri tradizionali con le varie armi, si mostra reattiva e si adatta anche a situazioni particolari: se sfrutteremo un divario d’altezza per abbattere animali ostili senza che possano colpirci, li farà fuggire anziché rimanere fermi a incassare i nostri proiettili, i nemici umani si ripareranno dietro le coperture e in diverse occasioni hanno individuato delle trappole che avevo architettato per ucciderli, costringendomi a espormi, e ancora in un paio di frangenti alcune guardie sono andate a chiamare rinforzi se messe alle strette.  

Unico neo tecnico, ma non so se si tratti di un caso capitato solo a me, è stato relativo a un salvataggio, che non sincronizzandosi in maniera corretta sul cloud, mi ha reso impossibile recuperare su PC il save file fatto qualche minuto prima su Serie S, costringendomi a rifare una piccola porzione di gameplay (per fortuna sono un maniaco del quick save). Oltre a questo, tecnicamente parlando, non ho trovato UN bug, UN glitch grafico, un desync audio con le animazioni, zero problemi durante i dialoghi. Praticamente perfetto ovunque, per quanto abbia avuto modo di vedere io: direi che quell’anno extra per la rifinitura sia valso decisamente la pena, a conti fatti. 

Graficamente, a dir poco sbalorditiva la draw distance, cioè la vastità del campo visivo: in alcuni pianeti a bassa gravità sono riuscito a salire in punti elevati con il jetpack e sono rimasto letteralmente di sasso, passando per diversi minuti a contemplare i dettagli e scrutare l’orizzonte. Tutto è volto a rendere l’atmosfera immersiva e di una bellezza quasi surreale, proprio per farci sentire piccoli davanti alla profondità dell’universo: in questo, Starfield ci riesce BENISSIMO, sia nelle fasi esplorative spaziali, sia mentre camminiamo sui pianeti, o quando a bordo dell’astronave ci troviamo davanti a enormi mondi inesplorati. Scendendo a una scala più ridotta, le città brulicano di vita, piene di dettagli realizzati con una cura maniacale, tanti oggetti da raccogliere, note da leggere, storie da ascoltare, il tutto impreziosito da un sistema di illuminazione che fa la differenza. Infine, le animazioni facciali sono centrali nell’esperienza ruolistica e lasciano trasparire in maniera naturale le emozioni dei nostri interlocutori, facendoci immedesimare ancor di più in ogni dialogo e lasciandosi alle spalle il ricordo di NPC più simili ai manichini di celebri musei delle cere, che a persone in carne e ossa.  

Per quel che concerne l’audio, da sempre fulcro dei prodotti Bethesda, offre un doppiaggio fatto in maniera esemplare, con una interpretazione dei dialoghi maiuscola (ma ahimè soltanto in lingua inglese, il che è purtroppo un vero peccato), la sountrack è da brividi e lascia spazio a degli incisi più serrati, volti ad accrescere la tensione del gameplay, quando saremo sotto attacco di creature ostili o bersaglio di pirati spaziali; il tutto incornicia un’esperienza da vivere tassativamente con un bel paio di cuffie, lasciandosi trasportare dal suono per interminabili ore di gameplay. 

Altro aspetto nevralgico sono i controlli. Sebbene su console non siano supportati mouse e tastiera, e i titoli ruolistici di questo stampo possano avere una serie infinita di shortcut che consentono al giocatore PC di destreggiarsi velocemente nell’interfaccia, l’esperienza con il pad è meravigliosa: se infatti il “cambio arma” o l’utilizzo di un medikit grazie agli slot rapidi per armi e consumabili sia semplicemente intuitivo (con un menu da ben 12 slot richiamabile con la croce direzionale), le combinazioni di tasti per accedere a qualsiasi cosa di cui abbiate bisogno si apprendono rapidamente nelle primissime ore di gioco, e diventano quasi “memoria muscolare” passate le 5 ore. I menu sono chiari, scorrevoli e realizzati con un font di ottima leggibilità; grazie al menu di pausa dall’impostazione radiale, potremo passare velocemente dall’inventario al quest log delle missioni (complete di viaggio rapido) controllare il vano di carico della nostra nave, accedere rapidamente la mappa stellare, fare l’immancabile quicksave, gestire l’equipaggio e altre feature ancora, che non voglio rivelarvi.  

Ultimo dettaglio prima della chiusura: le MOD. A oggi le MOD sappiamo saranno implementate ma non sono ovviamente disponibili,quindi potrò valutare il tutto più avanti quando saranno rilasciate ufficialmente.  

La mia opinione? Mi pare scontata, ma eccovela. In un mondo pieno di prodotti a tema Sci Fi, ognuno con la sua personalità e affine ai sottogeneri più diversi (da Star Citizen a Everspace, da No man’s Sky a Mass Effect), Starfield è l’esprienza che incapsula tutto ciò che di meglio ha da offrire il mondo degli RPG, e lo fa con il tocco magico che solo Bethesda ha per realizzarli, creando mondi in cui il giocatore non vede l’ora di esplorare, scoprire, per poi perdersi al loro interno. C’è ben poco da dire, people: Starfield è un prodotto destinato alla leggenda, che sono sicurissimo scriverà un nuovo, radioso capitolo, nella storia del gaming moderno.  

Vi è piaciuta la mia opinione? Avete già messo le mani su Starfield? Ditemelo, vi leggo nei commenti!

8 Comments

  • wolf 89 says:

    Ed eccoci qua, dopo tanta attesa , finalmente si alzato il sipario sull’ esclusiva Xbox più attesa dell’ultimo decennio. Dopo anni di bocconi amari nei quali essere un utente Xbox era tutto fuorché facile, finalmente i fan della grande X potranno mettere le mani sull’ultima fatica Bethesda. E quale modo migliore per farlo se non iniziando dall’ opinione del nostro capitano?

    Avevo pochi dubbi sull’ultima fatica Bethesda, ma quei pochi che avevo, sono stati dissipati grazie al tuo lavoro. Pezzo davvero equilibrato, nel quale traspare chiaramente tutta la passione che ci hai messo nel confezionarlo. Complimenti cap💚 Buon viaggio interstellare a tutta la Ciurma.🌌

  • Gatsu80 says:

    Meravigliosa “opinione” , letta solo la tua per inciso , obiettiva e di cuore .
    Lo aspetto con impazienza da vecchio e appassionato fan di Bethesda e sci-fi .
    Cuffie , pad , si vola e… Si sogna 😉👍

  • Filirandi says:

    Primo commento di un 89, secondo di un 80. Ed eccomi, scendiamo ancora: 73.
    Lo attendevo, come voi, da moltissimo tempo.
    La prima cosa che suscita il parlare di un “open world” nello spazio non può che essere “esplorazione”. E la situazione di me, la mia navicella, piacevolmente”persi” nello spazio infinito è stato un pensiero costante in questi anni. Leggo in queste ore che ciò che io e moltissimi altri abbiamo immaginato non è stato realizzato, quella esplorazione davvero libera, comunque che dia l’idea di “spazio infinito”.
    Ciò, delude, perché riporta Starfield sul pianeta di cose bene o male già viste, togliendolo dal pianeta Rivoluzione.
    Tuttavia, la tua recensione concede molte ancore di salvezza. Ci sarà comunque della narrativa, atmosfere musicali, storie da leggere, e io cerco molto queste cose. Le città esplorare, si.
    Per cui, in portafoglio è arrivato un altro bel titolo da giocare. Evviva.
    Ma mi sia concesso un poco di retrogusto amaro. Le aspettative erano elevatissime, da evento nella storia dei VG, e non necessariamente per “colpa” mia: visto gli annunci, chi ci ha lavorato, e per quanto!
    Insomma mi aspettavo una specie di “eccellenza totale” (e anche le recentissime recensioni di Baldur’s Gate 3 ci dicono che può esistere, anche se in un genere diverso) che, noto, non c’è stata. Almeno non a 360 gradi. Comunque, viva Starfield, e sento che comunque dovrò giudicarlo pad alla mano.
    Per quanto riguarda sciocche e curiose diatribe, la gioia di avere una Serie X e un abbonamento Game Pass è assolutamente invariata, mi spiace per….
    Saluti.

  • Filirandi says:

    PS: specifico che la recensione qui presente mi da comunque una chiave di lettura più confortante sulle modalità di esplorazione rispetto a quanto comunicato altrove. Comunque ha rinvigorito la mia voglia di giocarci.

  • Aldebrando says:

    Preso le ferie da lavoro per oggi pomeriggio e si comincia , l’opinione no spoiler l’ho solo iniziata a leggere ma mi sono fermato subito, non voglio sapere niente e cominciare come su una tela bianca , recupererò tutto verso fine mese per accumulare un po’ di ore di gioco , purtroppo il lavoro mi porta via troppo tempo ma bisogna pur mangiare. Buona continuazione e tante care cose .

  • Anatradigomma says:

    Sulla questione “viaggi rapidi nello spazio”, molta gente voleva Star Wars secondo me. Viaggiare nello spazio credo, sia l’esperienza più noiosa del mondo, motivo per cui in Star Trek hanno le gondole a curvatura, in Star Wars hanno l‘iperguida, in Battlestar Galactica c’è l’FTL, là Nostromo metteva in criostasi l’equipaggio ecc ecc… Poi è un GDR, il focus è un altro, il viaggio nello spazio è “colore” non è il fine, si esplorano i pianeti non il vuoto. E anche nel vuoto ci sono sorprese comunque. Personalmente è un problema che non si pone. Indipendentemente dai commenti dai voti e da tutto quello che viene detto o scritto, alla fine ci devo giocare io, e se mi piace quello a cui sto giocando il resto è un grosso “‘sticazzi”.

  • GianAli says:

    Giocone immenso meraviglioso.

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